FARE IL FARMACISTA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS. PARTE SECONDA.
Siamo stremate a fine giornata. Spengo la croce, mi chiudo la porta alle spalle e un’ultima cliente corre appena uscita dal supermercato vicino e mi chiede la gentilezza di farle acquistare il latte in polvere per la sua bimba. La faccio entrare, sul pavimento c’è del gel disinfettante uscito dal dispenser che abbiamo posto all’ingresso, c’è aria di spray purificante nell’aria, c’è odore di alcool che stiamo usando sui banchi. C’è il nostro sguardo stanco, perché ormai solo quello si vede a fine giornata da dietro i pannelli protettivi in plexiglass, oltre i nostri camici chiusi fino al collo che sembrano adesso tanto pesanti, oltre i guanti che ci fanno sudare le mani e oltre le mascherine strette. Questa giovane mamma, rispetta le distanze di sicurezza dal banco, si allunga solo per pagare e mi allontano io a mia volta, io che sono abituata a toccare i miei pazienti con una carezza, con una stretta di mano, che sono abituata ad abbracciare quei pazienti che si fanno la strada da lontano per venirmi a trovare, io che sono abituata a saltare al collo degli amici che mi fanno una sorpresa e a sbaciucchiarmi i miei nipoti che animano il nostro angolo bimbi in farmacia. Finisce in pochi minuti il nostro scambio, la accompagno alla porta, lei si volta all’uscita e mi dice un grazie che mi riempie il cuore e mi ripaga di tutto.
Siamo in una situazione talmente surreale che mai mi sarei immaginata, mai mi sarei sognata che sarebbe arrivata così a gamba tesa, fuori dalla porta un’epidemia sconosciuta con casi in crescita ogni giorno nella nostra zona, con gli ospedali della nostra Lombardia, fiore all’occhiello della nostra sanità, allo stremo per mancanza di personale, apparecchiature, posti letto. Rispondiamo a infinite telefonate e a innumerevoli richieste dicendo, a volte con la pazienza sotto le scarpe, che non ci sono più mascherine da giorni, che non sappiamo quando arriveranno, che la soluzione è stare a casa e non vagare in tutte le farmacie della zona alla ricerca….finché non arriva una ragazza con un evidente pancione felice e mi dice che non ha mascherine per andare a fare l’ecografia di controllo: vado nel retro, ne recupero una delle mie e gliela regalo, facendole l’occhiolino.
Diamo il primo esempio, manteniamo la calma, proteggiamoci, infondiamo sicurezza, ricordando costantemente le norme da rispettare. Sfatiamo fake news che generano un passaparola talmente enorme che, in tempi record, ci ritroviamo mancanti di glicerina per produrre gel disinfettanti in laboratorio e mancanti di vitamina C perché se lo diciamo noi, ogni inverno, di rinforzare il sistema immunitario probabilmente siamo visti da alcuni come il farmacista “che vuole vendermi qualcosa”, ma se lo dice un vocale di whatsapp è verità sacrosanta. Anche il paracetamolo scarseggia e, pure questo, mai ce lo saremmo immaginate.
Siamo stremate. Ci sorridiamo mentre buttiamo la mascherina usata, togliamo i guanti rovesciandoli, ci laviamo e ci diciamo che aprire una farmacia e ritrovarci una pandemia da affrontare dopo soli quattro mesi non è da tutti. Ci sorridiamo e ci vediamo domani, finché tutto sarà passato.
Dalla zona rossa è tutto, anche per questa volta. Stay tuned.

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