FARMACISTI DA MEDAGLIA D’ORO
Leggo e rileggo le motivazioni grazie alle quali il Presidente della Repubblica e Il Ministro della Salute hanno conferito alle farmaciste e ai farmacisti italiani la medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica: “Per l’impegno profuso nell’erogazione con tempestività ed efficacia dei servizi fondamentali per fronteggiare l’emergenza sanitaria, potenziando le proprie attività di consegna domiciliare dei farmaci ai pazienti più fragili e anziani, agevolando l’accesso all’ossigeno terapeutico, farmaco salvavita, supportando sul territorio per tutta la popolazione il monitoraggio della salute e le operazioni di test per il covid-19”
Le leggo e mi si stringe il cuore, come chi si volta indietro, guarda ciò che è accaduto e si sente provato, ma grato per averlo superato. Mi inorgoglisce sapere che il nostro lavoro mai venuto meno, che la nostra professionalità messa alla prova, che il nostro coraggio che pensavamo di non possedere siano stati riconosciuti.
Il vantaggio puramente etico e professionale non ha alcun guadagno economico se non il ripagarmi di anni difficili. Mi ripaga della confusione dei primi giorni in zona rossa qui in Lombardia, quando scarseggiavano le mascherine e tutti i presidi di prima istanza. Quando ogni giorno decine di circolari ufficiali ci insegnavano a difenderci e a prenderci cura prima di noi stessi, poi dei pazienti. Quando uscivo di casa per andare in farmacia e non incrociavano nessun’altra persona, le strade erano deserte e chiudevo i finestrini dell’auto come se là fuori anche l’aria mi fosse nemica.
Mi ripaga della lontananza dai familiari perché chi è sul campo ha sempre il timore di portare a casa con sé qualche nemico nascosto; mi ripaga del tempo usato per svestirmi, lavarmi, sanificarmi. Mi ripaga della voglia di baci e abbracci e sorrisi che sono mancati come le corse all’aria aperta.
Questa medaglia d’oro è il premio per aver affrontato il rischio di ammalarci quando andavamo a consegnare i medicinali a domicilio a intere famiglie contagiate che ci salutavano dalla finestra, mentre appendevamo il loro sacchetto di medicinali al cancello. Mi ripaga dell’impotenza di fronte all’ennesima telefonata di chi chiedeva disperatamente una bombola di ossigeno, alla chiamata di chi chiedeva il numero di telefono dell’assistenza domiciliare per un papà o un figlio che peggiorava.
Questo premio mi ripaga della formazione continua, dell’aver imparato, volente o nolente, a effettuare tamponi, eseguendoli in giornate senza sosta, e a iniettare vaccini, diventando parte integrante della ripresa, della cura, della rinascita di tutti.
Nessuno mi toglierà dall’anima quei mesi, nessuno mi permetterà di rivivere l’apertura della nostra nuova farmacia, avvenuta agli sgoccioli del 2019, senza la tempesta che l’ha travolta pochi mesi successivi. Mi porto dentro il dolore e le perdite, anche di cari colleghi che per aver svolto la propria professione hanno pagato con la vita.
Questo riconoscimento, tuttavia, mi rende fiera e sicura di aver svolto al meglio il mio lavoro, onorando il caduceo e ponendo come primo obiettivo la salute di tutti noi.

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