Rientri in farmacia
Mese di rientri, di riprese scolastiche e lavorative, di nuovi progetti.
In farmacia vediamo rientrare dalle ferie la nostra clientela, chi abbronzato, chi appesantito da qualche piatto di troppo, chi purtroppo colpito dal Covid che non è andato in ferie, ma si ostina a girovagare in libertà tra noi, soprattutto quando non manteniamo le dovute attenzioni di sicurezza.
Il servizio della farmacia non ha chiuso fortunatamente: che sia rimasta aperta la nostra farmacia di fiducia o che sia stato necessario rivolgerci a quella limitrofa o di turno, il servizio farmaceutico capillare sul territorio nazionale ha retto anche questa volta senza batter ciglio.
In vacanza, mi capita spesso di curiosare nelle vetrine di altri colleghi e magari di entrare, girovagando come una turista in cerca di qualche novità. Spesso mi chiedo come un farmacista di un luogo di villeggiatura viva la sua professione, il cambiamento stagionale, le richieste tanto diverse rispetto a quelle che mi rivolge la mia clientela abbastanza uniforme durante l’anno.
Il mio caro collega di Alagna Valsesia, per esempio, nella sua farmacia tutta in legno, unica in mezzo alle sue vette, conosce molto bene i suggerimenti per le punture di vespe o irritazioni da ortiche, distorsioni di escursionisti improvvisati o vesciche di qualche trail runner che macina chilometri in montagna. Lo vedo lavorare incessantemente durante i periodi di picco turistico estivo e invernale, quando non ha orari e la coda fuori dalla sua farmacia è all’ordine del giorno.
A Castiglione della Pescaia, invece, dove mi rifugio tra le acque cristalline, nelle vie del corso affollato, farmacie e parafarmacie si susseguono nel giro di poche burocratiche centinaia di metri. Sono colme di creme solari, prodotti lenitivi per scottature e idratanti salini per chi, il troppo caldo, non lo regge. Una giovane farmacista abbronzata mi chiede, in inglese, se abbia bisogno di un aiuto, credendomi straniera sotto il mio cappello di paglia e la carnagione anglosassone: “No grazie, sono una collega e do un’occhiata!”: ci facciamo due chiacchiere, mi chiede dove lavoro e mi dice che vorrebbe tanto lavorare in città anziché in una località di villeggiatura che tra qualche mese sarà deserta.
E poi c’è la mia amica Francesca, compagna di lontani anni universitari, che vive e lavora in una città turistica toscana, una meraviglia in mezzo a mura e torri medievali, parate storiche e turisti da ogni parte del mondo. Parla lingue e affronta le necessità tipiche di qualunque turista girovago.
Ognuno di noi farmacista diverso dall’altro, ognuno di noi professionista in una farmacia che si adatta al proprio luogo, alle propria terra, alle propria clientela fissa o migrante. Resto ammirata sempre dalla nostra professione, dalla possibilità che il nostro lavoro può donare a chiunque decida di seguire questo percorso: ovunque si può essere un farmacista, basta farlo con passione ed empatia verso chi ci sia rivolgerà al banco perché avrà bisogno di un nostro supporto.
Buon lavoro a noi!
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