18 Aprile 2021 ~ 0 Commenti

Una professione umana

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Chi vive da protagonista la farmacia attuale in fase evolutiva, come vi ho descritto nel mio precedente articolo, si ritrova all’interno di un vortice di obblighi, burocrazie complesse, trampolini di lancio per nuovi servizi, trascorrendo ore davanti al pc scaricando circolari, inviando PEC, occupandosi di privacy, DVR e integrazioni. In questo vortice ci ritroviamo anche noi nella nostra farmacia e, a volte, ci accorgiamo di soffrire di quel timore assillante di perdere di vista il lato più umano della nostra professione. Quello che sa di accoglienza, empatia, condivisione, aiuto senza necessariamente scopo di lucro, ma solo per il piacere di andare in soccorso. Quello che Lucia, detta Lalucy ormai da tutti noi, ci ha trasmesso ieri è la risposta a questo timore evidentemente infondato, se lavori con il cuore.

Lucia arriva al banco della nostra farmacia con gli occhi che brillano dietro i suoi occhiali, nascondendo il sorriso sotto la mascherina. Lucia non l’avevo mai vista, nonostante me la fossi immaginata molte volte nei mesi precedenti, quando durante la seconda ondata di contagi da Covid suo marito si rivolse a noi perché la moglie, risultata positiva al Covid, iniziava a manifestare una sintomatologia sempre più evidente ogni giorno che passava. Prescrizioni di antibiotico, cortisone, un saturimetro e un ringraziamento per la nostra disponibilità.

Trascorse qualche giorno e Lucia iniziò a peggiorare, la saturazione scendeva, la febbre non accennava a diminuire, i dolori aumentavano e il suo medico le dava indicazioni per curarla con costanza a domicilio; la posizione prona la aiutava nella respirazione, ma a distanza di poche ore dai suoi evidenti peggioramenti la ricetta per l’ossigeno arrivò al nostro banco. La fame d’aria di Lucia la portò a chiedere quantità importanti di bombole di ossigeno gassose, per le quali il nostro servizio purtroppo non riusciva a coprire le necessità: la sua voce flebile, affannata e stanca in un messaggio vocale ci disse di aiutarla a restare a casa, evitando l’ospedalizzazione. Non puoi tirarti indietro, non puoi far finta di non aver sentito, non puoi non portarti a casa una preoccupazione tanto grande: così, finiamo per andare alla ricerca di ossigeno dai colleghi, inviamo mail, consigliamo l’attivazione dell’ossigeno liquido, garantendo una copertura più duratura, aiutando anche il medico stesso confuso dalle prassi burocratiche attive per l’emergenza covid.

Continuiamo l’attivazione dell’ossigeno liquido per giorni interi finché vediamo diradarsi le richieste e riceviamo i ringraziamenti di Lucia, di suo marito, del suo medico per la collaborazione che non è più solo professionale, ma è umana.

Trascorrono mesi ed ecco Lucia presentarsi al banco con un regalo per ognuna di noi e gli occhi lucidi, che si riempiono di commozione anche a noi, perché certi attimi mica te li dimentichi in breve tempo. Scartiamo il nostro regalo, corredato di un portachiavi,  e scopriamo si tratta di un buono da spendere in un negozio di valigeria e il pensiero è uno solo: domani andiamo, ci scegliamo tre trolley e partiamo, stanche ma gratificate. LaLucy ci ha regalato un abbraccio e l’augurio che tutto finisca presto, gli stessi che le abbiamo donato noi aiutandola ad essere qui.

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